mercoledì 11 febbraio 2015

Viva il trash! Viva gli anni 80! Viva la libertà!

Sapete che vi dico, a prima botta?
Mi è piaciuto.
La prima serata di Sanremo ha fatto pienamente il suo mestiere: mi ha fatto divertire, incazzare, commentare i vestiti. Mi ha fatto ascoltare belle canzoni che mi hanno emozionato o commosso, tipo quella di Malika Ayane  o di Mauro Coruzzi (Platinette, per la prima volta senza la sovrastruttura) e canzoni che ho trovato - per dire un eufemismo - banali e bruttine.
I vestiti erano sanremesi, come mai cosi tanto da questi anni: malgrado ognuna (e ognuno) interpretasse a suo modo l'eleganza, tutti erano vestiti in un modo speciale e da cerimonia, come si addice a una rappresentazione sociale tradizionale come la prima alla Scala, un matrimonio in Comune o il Festival.

Mi sono piaciute persino le vallette: che poi, tutto si può dire tranne che siano vallette in senso stretto, e bisognerà in fretta coniare un termine che ne rispetti la dignità del lavoro che fanno. Pensano, recitano e leggono in maniera dignitosa (Non spettacolarmente, per carità: ma il sufficiente per fare una onorevole figura e poter commentare che, sì, erano emozionate ma se la sono cavata bene), cantano quando ci sono da riempire i buchi di attesa, persino si prestano con pazienza a leggere monologhi a tre (come si chiamano?) similFazio per arrivare a mezzanotte e trenta, momento in cui finalmente si decretano i primi cantanti passati al secondo turno e i primi a rischio. 
E non senza ironia: un "c'è scritto qui..." di Arisa tradisce tutta l'obbedienza ma il distacco con cui si prestano con dignità a qualunque cavolata sanremese. 

Anche Emma ha capacità recitative e in generale di stare sul palco ben più che sufficienti: abbastanza burina per rispondere al suo clichè, abbastanza intelligente da non passare il limiti, "ci sta dentro" molto più di quel che ci si poteva immaginare. Giudizio sospeso per la Rocio, per insufficienza di prove: le han fatto fare troppo poco ancora per capire che fa davvero, l'unica cosa che salta all'occhio finora è che è belllissima, che porta da Dio i vestiti che mette e che sembra sia intelligente e spiritosa, con un solo lieve accento spagnolo. Un po' Belen, insomma, ma senza farfallina...   

La parte ospiti si è rivelata variegata e buona per tutti i palati, ma proprio tutti. Fortunatamente, in quantità mai sufficienti a fare inorrididire e cambiare canale, ma solo a far commentare vivacemente: per chi non apprezza il genere per esempio, il momento CL, cioè quello che presenta la famiglia più numerosa d'Italia (16 figli) con il papà che ricorda che a 'ste cose ci pensa Gesù e la Provvidenza (e un sano appetito sessuale, direi...) a me ha fatto un po' specie. Ma se questo servirà a far digerire Conchita Wurst nei prossimi giorni, lo apprezzo e ingollo volentieri. 
A rischio battute sceme era anche il medico di Emergency guarito dall'Ebola (E su twitter circolavano boutades tipo "Questo guarisce dall'Ebola, chissà se sopravvive a Sanremo") ma il dottore si è comportanto benissimo, e ne è venuto fuori con grande dignità raccontando, in pochi minuti e con la freschezza di cui solo chi ha vissuto in prima persona le cose può fare, quel che succede nelle zone in cui Emergency va a operare: il che spiega il motivo per cui è importante che ci sia andato, malgrado le polemiche.

Poi, starò invecchiando, ma le reunion e le rentrée di personaggi teletrasportati dagli anni 80 mi sembrano sempre piacevoli, divertenti, autoironiche e nazionalpopolari quel giusto. E così è stato anche per AlBano e Romina, due ex riuniti in nome del "grande rispetto che è rimasto, dopo il tribunale" e dai cachet probabilmente milionari: dalle battute modello Mondaini di Romina, che ricorda al fu marito che la battuta "C'è stato un periodo in cui mi portava solo in tribunale" è vecchia, alle sette flessioni di Albano prima di baciare il palco dell'Ariston.
Quest'ultima mossa mi permette di ricordare che quel gesto era arrivato a poco più di un'ora da un medesimo gesto (ma che avrà mai, quel palco?) fatto da Tiziano Ferro, primo ospite assoluto del Festival: e mi sento di dire "Tiziano, guarda che il nonno pugliese  ti ha battuto di brutto, in prestanza fisica". Ma, d'altra parte, come ha detto AlBano stesso "Io ogni volta che do un bacio faccio un figlio, devo stare attento a distribuirli".

Infine, stavo per dimenticare la parte più tremenda, quella del monologo di Alessandro Siani: una poltiglia di battute di vent'anni fa (va bene che era una serata anni 80, ma non c'era bisogno di riprendere proprio tuttotutto...) culminata in una frase infelice rivolta al ragazzino un po' cicciottello in sala. Lì ci è stato proprio da scatenarsi, negli insulti sui social. Che devono avere visto anche dietro il palco, visto che Conti, dopo qualche ora e qualche centinaio di tweet incavolati neri, ha annunciato con gioia che Siani ha devoluto il suo cachet ad ospedali dei bambini come il Gaslini di Genova: chissà quali torture gli hanno imposto lui e la produzione per far prendere al regista e comico campano questa decisone spontanea.
  
Insomma, detto questo - e omesse certamente altre cose: la prima sera è finita alle 00.45...  - sono piuttosto serena sul proseguimento della 65esima edizione targata Carlo Conti. 
Sono certa che anche oggi, domani e poi ancora ci saranno vestiti carini, papere, cose belle e cose brutte, cariatidi e giovani campioni della nuova musica (Ah, a proposito, in questa quota c'erano gli Imagine Dragon, ieri sera, autori di una memorabile risposta alla domanda del presentatore: "Voi l'altro giorno eravate ai Grammy Awards e oggi qui, come avete fatto?" "E' stato semplice: abbiamo prso l'aereo.").
Insomma, ci sarà ancora Sanremo. E queste sono certezze, nella vita. 
  



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