venerdì 13 febbraio 2015

Arridatece Luca e Paolo

Stava per trasformarsi nella seconda serata noiosissima, la terza serata di Sanremo 2015.

Una intera scaletta di successi storici della canzone italiana massacrata dai concorrenti big che, tra la voglia di strafare e un audio dubbio sul palco, facevano mediamente scempio di evergreen come "Rose Rosse" o "Ancora", o si limitavano a fare un compitino ben fatto ma senza cuore, nella speranza di "Non finire al pressure" come si direbbe a Masterchef, che andava in onda nelle stesse ore.

IL FOTORACCONTO DELLA TERZA SERATA

Ospiti "straordinari e unici" che in realtà erano appena passati su Raitre: come Samantha Cristoforetti, che era stata anticipata maliziosamente da "CheTempoCheFa" due giorni prima, ma che si è rivelata comunque simpatica e molto comunicativa e si merita, al ritorno, una bella trasmissione di divulgazione scientifica. 

La solita, annosa questione dei reggiseni, un dramma a quanto pare irrisolto tra i camerini del festival - visto che a turno qualcuna si presenta senza, in situazioni veramente pericolose - e un vestito she sembrava addirittura Viola (Malika Ayane, vero che era grigio nebbia di Milano e non violetto, il bel vestito di Albino che portavi ieri sera?) facevano inoltre tremare anche la parte glamour della serata, oltre al misterioso anestetico dato dal "Dottore di Sanremo" ad Arisa, rendendola una simpatica straparlona. 

In questa prospettiva densa di nubi nere sul futuro, però, improvvisamente si è aperto uno spiraglio: come un raggio di sole inaspettato in un weekend annunciato come piovoso. 

Sono arrivati Luca e Paolo.



E, con una serie di battute fulminanti e una delle loro canzoncine - che erano già state la parte "cult" di Sanremo versione Gianni Morandi in tre minuti hanno steso tutti. 
Usando un argomento, peraltro, che è stato tormentone informale dell'intero festival: la critica del necrologio pubblico - in musica, danza e altra paccottiglia varia -  degli ultimi cantanti defunti. 
Andando a gamba tesa su un argomento "politicamente scorretto",  hanno liberato una decina di milioni di telespettatori e cittadini dall'incantesimo del "volevo un Sanremo Normale" e restituendo l'onore a tutta la categoria dei comici passati su quel palco fino a lì. Sono bastati loro, tornati poi dopo mezzanotte (per forza, il loro secondo sketch era sul matrimonio gay: il che ha definitivamente provato che di queste cose si parla solo dopo i dodici rintocchi canonici) per rimettere a posto non solo la serata, ma l'intera kermesse. (Suggerimento della massaia: non è che gli si può chiedere se sono liberi nel fine settimana?).

Poi, certo, ci sono stati gli Spandau Ballet,  che hanno permesso a Carlo Conti di sentirsi in forma, visto che , con una perfidia che ha sfiorato la cafonaggine, è riuscito a far notare che anche per Tony Hadley "Gli anni sono passati" ma che lui aveva la stessa età e molta meno panza da birra. Poi, c'è stata anche la bellissima Vittoria Puccini impegnata a rendere credibile la sua parte come Oriana Fallaci. Poi ci sono stati i Saint Motel, che dopo la mezzanotte abbiamo scoperto esssere famosi per il brano che li ha lanciati.

Ma a dormire ci siamo andati con un sorriso solo perchè ci sono stati Luca e Paolo: che ci hanno rassicurato sul fatto che se questo Sanremo Nazionalpopolare ancora ci piace non è perchè siamo lobotomizzati. Vogliamo solo assistere, una volta tanto, ad un rito normale che ci unisca tutti su un argomento di cui parlare, anche se ogni tanto noioso.

Normale, poi, relativamente: come giustamente ha sottolineato Paolo, "Alla faccia del festival della Normalità: Il primo giorno hai presentato una famiglia con sedici figli, il secondo giorno la donna barbuta. Cosa possiamo aspettarci nei prossimi giorni?

(Ps: la gara delle cover alla fine l'ha vinta Nek, con una dignitosissima versione di "Se Telefonando". Ma non vi importava, vero?)


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