sabato 14 febbraio 2015

Fenomenologia dei giovani sanremesi


Big Jim Jo' Caccamo.
E così Giovanni Caccamo da Catania ce l'ha fatta. Vittoria annunciata, per chi ha un minimo di occhio clinico sanremese: produce Caterina Caselli, benedice Franco Battiato, il suo disco occhieggia già da giovedì insieme a quelli di ben più blasonati big dagli scaffali degli ipermercati; tutti segnali che l'operazione non nasce dal niente. Al netto, poi, che lui sia un buon musicista e cantante e, cosa che non guasta, sia pure la risposta etnea al ben più famoso (per il momento) Ken della Barbie, con quel tocco di androgino che fa tanto Mengoni e dunque piace.
Ma vincere Sanremo Giovani non è ovviamente garanzia di successo, anzi; le vittorie in questa categoria si dividono sostanzialmente in tre qualità, da che esiste questa "sezione", creata in seno al festival del 1984.
La prima delle tre qualità è quella della vittoria per "manifesta inferiorità di tutti gli altri".
E' il caso della Pausini nel '93; di Bocelli nel '94. Riandando indietro nel tempo, di Masini nel '90 o di Ramazzotti nell'84, o spostandosi invece più avanti, della vittoria di Arisa nel 2008. Talenti così cristallini, ancorché grezzi, che il discorso non si pone neanche, vincono e basta, sono già oltre, anche mentre sono ancora lì a stringere in pugno il leoncino rampante appena messogli tra le mani dall'assessore di turno.
Una lacrima sul viso della Pausini
La seconda categoria sono i vincitori che "se lo meritano, però…" quelli che non rubano niente ad arrivare primi, ma magari lo fanno tra altri parimenti meritevoli, o magari ce la fanno sull'onda di una simpatia della critica che poi va verificata al cambio della popolarità e del ritorno discografico. Di questa categoria citerei i Neri Per Caso del '95 (bravissimi, per carità… ma chi ha comprato il loro secondo disco, esaurito l'effetto novità?), oppure Raphael Gualazzi, (bravissimo, per carità… ma chi se lo compra un cd intero?), oppure Antonio Maggio nel 2013, Fabrizio Moro nel 2006, i Sonhora del 2007 e - lo metto dentro qui - del Caccamo di quest'anno; tutta gente che prevale anche (ma non solo) per l'importanza del progetto discografico che gli sta alle spalle e che alla fin fine, non si sa come, riesce ad avere la meglio persino sugli incerti del televoto e delle giurie di qualità. Poi però si passa ai dischi e ai concerti e li, è decisamente un'altra storia; c'è chi si costruisce un'onesta carriera, anche con fatica (vedi Zarrillo, vincente del preistorico '87) e chi si ferma. Tragico in questo senso l'epilogo della carriera dei gloriosi Collage, già secondi a Sanremo '77 e nell'84 relegati (ed eliminati) nella categoria giovani.
Infine, c'è la categoria dei "bravi e belli per una notte", quelli che passavano di lì e vincono.
I Future, vincenti nell'89 e scartati nel '90
Qui l'elenco è lungo e divertente: epic-fail collettivo l'87 dei Future, con la loro immemorabile "Briciole di pane"… furono talmente carneadi che nel festival dell'anno successivo, pur avendone diritto in forza del regolamento, non vennero ammessi tra i big. Seguì battaglia legale. Altre esperienze da brivido furono le vittorie dei Jalisse nel '97 e della Minetti nel '98: entrambi i casi figliano da regolamenti lisergici. Nel '97 vigeva la regola che i giovani finalisti di categoria nell'anno precedente, potevano contendersi un posto tra i big dell'anno dopo, mediante sfida
preliminare durante le prime serate del festival. Una volta ammessi tra i big, poteva poi succedere di tutto, come appunto successe con la vittoria dei Jalisse. Nel '98 i legislatori rivieraschi s'inventarono un'altra genialata, che definirei "Minettellum": il vincitore dei giovani del venerdì, il sabato poteva gareggiare a pieno titolo tra i big; risultato (molto politicamente corretto), vinse la Minetti.
In altri edizioni invece, ci si mosse in segno esattamente contrario, cioè si fece di tutto per oscurare la vittoria del giovane di turno.
Alessandro Casillo vince tra i Giovani nel 2012
E' il caso del 2005, quando la gara era spezzettata in categorie (uomini, donne, classic, gruppi, giovani) e al termine di un girone eliminatorio dalle tinte dantesche (per i telespettatori) si individuò un unico vincitore, a discapito dei vincenti delle varie categorie, e dunque Laura Bono di Arcisate sfiorò solo l'ingresso  nell'albo d'oro junior del festival e ripiombò poco dopo nell'anonimato discografico.
Poi c'è tutto il capitolo Sanremo 2.0, quello in balìa dei televotanti irrefrenabili; una volta c'era la schedina Totip per votare, e impresari discografici senza scrupoli che ne giocavano a milioni per sostenere i propri assistiti; oggi col televoto e le orde di ragazzini con l'abbonamento "no limits", tutto è più difficile, anche concepire la vittoria di gente come Alessandro Casillo o Tony Maiello, che - a loro parziale discolpa - possono però dire di essere le risposte commerciali italiane a Justin Bieber & C. e dunque discograficamente molto forti, sia pur per un periodo limitato di tempo.
Un CD del '96 con dentro tante belle speranze...
D'altra parte, maneggiare giovani talenti è rischioso, ci vuole tempo e anche un pizzico di rispetto; lo sapeva bene Pippo Baudo che per selezionarli creò, tra '94 e '96, una bella manifestazione a sé stante, celebrata in riviera nel novembre precedente al festival… un girone eliminatorio dal sapore vagamente "talent", in forte anticipo sui tempi. Era un'occasione in più per pensare sul da farsi… e fu così che in quegli anni transitarono dai "Giovani" gente come Grignani, Silvestri, Fabi, Baroni, Consoli, Paola&Chiara, Siria, Marina Rei, Caparezza, Silvia Salemi, Massimo Di Cataldo, Irene Grandi. devo continuare?

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