sabato 14 febbraio 2015

Abbasso i comici del 1975!

I comici a Sanremo quest'anno faticano a funzionare. Inutile aggrapparsi alla classe '75 del premier Renzi, che di questi tempi sembra andare molto di moda: nel 1975 sono nati anche Alessandro Siani e Angelo Pintus, ovvero i primi due comici che hanno calcato le scene del festival 2015 ed entrambi ne sono discesi con le ossa rotte. Siani, che in molti (forse troppi) paragonano a Troisi, è un caratterista di forte presa sotto il Trasimeno, ma in riviera ha dimostrato di avere un repertorio da stand-up comedian ancora  poco solido, un insieme di battute e atteggiamenti posturali vecchi (sembrava a tratti il glorioso Beppe Grillo del Festival '89) con una gag finale sul bambino grassoccio che ha fatto rovinare in un attimo il già fragile castello di carte. Tanto che Carlo Conti ha cercato di medicare la gaffe mentre ancora in sala stampa ticchettavano le tastiere dei giornalisti che la stavano stigmatizzando e lo stesso Siani con il bambino scattava selfie riparatori in camerino: l'abbronzatissimo conduttore annunciava la devoluzione in beneficenza a due ospedali per bambini del cachet del malaccorto entertainer.

La sera dopo non è andata molto meglio a Pintus, prossimo alla conduzione del redivivo "Karaoke", che ha esordito con gaffe, dichiarando più o meno "voi non sapete chi io sia, ma i vostri figli si". E poi via con un repertorio tra il rumorismo e Gigi Sabani, passando per la gag "italiani vs francesi" che avrebbe inorgoglito Gino Bramieri, negli anni in cui al festival non era in gara la Zilli, ma direttamente Mina.
Il festival del resto non è nuovo a infelici partecipazioni comiche: volendo tralasciare gli anni in cui la conduzione è stata improvvidamente appaltata a un comico (vedi Panariello nel '96, oppure Chiambretti nel 2008), nell'elenco degli infortuni spiccano le contestazioni a scena aperta rivolta al buon Maurizio Crozza, colpevole nel 2013 di fare ironie sul cadente regime berlusconiano, per rintuzzare le quali, col comico quasi in preda a una crisi di panico, dovette salire sul palco a rabbonire il pubblico in subbuglio lo stesso Fabio Fazio.
Nel 2002, Benigni rischiò la contestazione a suon di uova marce annunciata da Giuliano Ferrara del Foglio; la tensione crebbe parecchio, ma il premio Oscar riuscì a sminare le polemiche facendo un intervento a bassa intensità politica che deluse i più animosi e fece proclamare nientemeno che al presidente del Senato Schifani che "Dovrebbe essere sempre così: finalmente satira vera, irridente ma non fastidiosa"… insomma, non parlò di Berlusconi. Volendo fare un piccolo salto all'indietro, ecco invece che ci imbattiamo in veri casi nazionali: chi non ricorda il Grillo che dal palco dell'89 anticipava di qualche anno il clima di Tangentopoli, accusando i Socialisti di essersi rubati anche l'ora legale piuttosto che, l'anno prima, il Trio Marchesini Solenghi Lopez sollevare un vespaio di polemiche con il loro siparietto su San Remo (con tanto di remo in mano) che giudicava i cantanti buoni e quelli cattivi, parafrasando le letture della messa con i testi delle canzoni in gara?
Interrogazioni in parlamento fioccarono come neanche ai tempi del terrorismo e profondo turbamento scosse l'Italia cattolica che trovava più di cattivo gusto una battuta del trio piuttosto che le reiterate esibizioni di AlBano e Romina Power… Così è se vi pare, ma del resto la religione è stata sempre croce e delizia del festival: Benigni (ancora lui!) nel 1980 limonò duro con la sua fidanzata dell'epoca Olimpia Carlisi e poi apostrofò il pontefice con un "Woitilaccio" che adesso farebbe sorridere anche un'educanda.
Nella serata di mercoledì' del Festival 2015, ecco rispolverati Luca&Paolo, i Dioscuri che hanno miracolato il festival di Morandi di quattro anni fa e anche in questa edizione contiana, con il collaudassimo escamotage della canzone, hanno messo alla berlina lo showbiz, Sanremo compreso. Ma per evitare polemiche, il pezzo dedicato alla coppia gay è stato infilato in scaletta dopo la mezzanotte, quando cioè i 14 figli Anania, e probabilmente anche i loro genitori, dormivano da un pezzo il sonno dei giusti e non hanno corso il rischio di turbarsi la coscienza. Insomma, a Sanremo la polemica scatta purchessia; l'unico modo per evitarla e andare in onda quando la guardia è più bassa. Ma nonostante ogni accorgimento, anche nella serata di venerdì non s'è potuto evitare il crash con Gabriele Cirilli, che si è giocato in pochi minuti quasi tutto il repertorio per forare il permafrost della platea… senza ovviamente riuscirci.

Sanremo, del resto, è lo specchio dell'Italia, quella stessa Italia che nel 1972 trovava scandaloso (e irriverentemente ironico) che il comico di turno, il geniale Paolo Villaggio in una libera rielaborazione del suo professor Krantz, apostrofasse grevemente e insolentisse le vecchie baronesse impellicciate, assise tronfiamente nelle prime file del casinò. Per molto meno oggi, al tempo di twitter, si è costretti a devolvere il cachet in beneficenza.


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