domenica 17 febbraio 2013

Il diario della finale (sottotitolo: possiamo sperare nel futuro)

E alla fine ce la siamo sfangata, c'è una speranza per tutti. Ha vinto Marco Mengoni.
La giovane star, amatissimo dalle schiere di fan, continuiamo imperterriti a chiamarlo "Ex di XFactor": ma dimentichiamo sempre che nel frattempo si è guadagnato il primo European Music Awards di Mtv assegnato all'Italia dopo 17 edizioni proprio a lui, nel 2010, quando ha vinto prima il Best Italian Award e poi il Best European Award. A Sanremo ha portato una canzone sanremese ma non stupida, l'ha interpretata sempre bene e con tanto cuore, ha mostrato maturità e quindi ha vinto. Insomma, un percorso normale, una vittoria meritata considerato che non siamo al festival della musica indipendente ma alla competizione canora più nazionalpopolare d'Italia.

Non era scontato: nella triade che si è giocato il primo posto c'erano Elio e le Storie Tese (che si capiva lontano un miglio che non avrebbero vinto, non foss'altro per il fatto che prima della proclamazione del vincitore avevano già preso il premio della critica e quello per il miglior arrangiamento) e i Modà il cui leader Kekko (un nome, tre kappa, un programma) è il mentore delle più "blasonate" vincitrici di Amici.

Insomma, se l'Italia fosse stata come ce la ricordavamo avrebbero vinto le kappa, gli Elii non sarebbero mai arrivati in finale (in favore di qualche cantante di talent, tipo Annalisa o Chiara) e Mengoni avrebbe cominciato a guadagnarsi la fama del "Toto Cotugno del terzo millenio", eterno secondo che poi va a fare i soldi all'estero.
Non è stato così.

Mengoni primo, Elio secondo, i Modà terzi. E' stato l'epilogo giusto di un festival non scontato ma non rivoluzionario, che ha sdoganato in prima serata - in pillole commestibili per tutti - un po' di opera e musica classica (il direttore d'orchestra del sabato sera è stato il giovane e Daniel Harding, ma anche il piano di Leonora Armellini va segnalato) degli ospiti mitici ma non scontati (Asaf Avidan, Antony & the Johnson, Stefano Bollani, Caetano Veloso) delle stelle della danza (Lutz Forster del Pina Bausch tanztheatre). E che ha messo nel giusto ruolo di ospiti provenienti dal passato persone che avrebbero potuto pretendere (che tragedia sarebbe stata...) di essere in gara, come Toto Cotugno o Albano. Via, è andata bene. Anche se molta della salvezza la dobbiamo alla Littizzetto e alla sua capacità di alleggerire tutto, possiamo sperare nel domani. E se lo possiamo fare per Sanremo, lo possiamo fare anche per il nostro futuro...

(Un grazie per le foto della galleria fotografica alla divanista Lorella Ventura, autrice della maggior parte di esse)


E alla fine, ha vinto Marco, ha vinto Sanremo, hanno vinto i fiori


Eccolo, il marchino osannato anche sul palco dell'Ariston

Secondi, gli Elii.
Che si sono presentati in una sorprendente versione obesa



Bianca Balti, supermodella simpatica ma meno carina delle altre (checchè ne dicesse Fazio)
si è distinta soprattutto per i suoi monumentali orecchini. Questi sono solo un esempio

Anche la Littizzetto, nella serata finale, si è presentata con la farfallina.
Ma non era proprio come quella della Belen...

Daniel Harding

Raphael Gualazzi

Annalisa


Raiz di Almamegretta: le divaniste l'hanno apprezzato molto

L'inquietante Gazzè

Per Chiara mille domande sul vestito

l'atrico catante di Marta sui Tubi

Gli imprevedibili Elii:
fino a ieri romulani con le fronti chilometriche, oggi superobesi

il visibilio della Lucianina:
il campione di Rugby Martin Castrogiovanni

...dal quale si fa addirittura portare in braccio


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